Alla fine, è andata così com’era ampiamente prevedibile. Gli elenchi elettorali con gli apparenti alle comunità nazionali in Slovenia non servono solo per garantire il diritto di voto. La cosa è emersa dall’ultimo colloquio tra i rappresentanti della minoranza e quelli dell’Ufficio imposte di Capodistria. Stando a quanto hanno raccontato gli esponenti della comunità nazionale presenti alla riunione, i funzionari avrebbero candidamente ammesso di aver chiesto alle autorità competenti se un residente era iscritto all’elenco elettorale e di aver anche ottenuto risposta.
L’annosa vicenda riguarda il caso De Stena, un cittadino italiano residente in Slovenia, che cerca di farsi riconoscere il diritto ad avere le pratiche in italiano. Per la Comunità Italiana non ci sono dubbi, mentre per il fisco questa prerogativa sarebbe riservata esclusivamente ai residenti nel territorio nazionalmente misto in possesso di cittadinanza slovena e iscritti all’elenco elettorale. Un dato quest’ultimo che il Ministero delle Finanze non avrebbe potuto ottenere, almeno in teoria, ma che invece, a quanto sembra, ha ottenuto.
Nel 2014 la Comunità Nazionale decise di rinunciare alla sua prerogativa di stilare da sola i propri elenchi elettorali. Era dall’indipendenza che la minoranza faceva da sé. Negli anni Novanta, proprio sugli elenchi elettorali e sulle modalità di voto per i propri rappresentanti, si era aperto un serrato dibattito. All'epoca tutti erano convinti che quegli elenchi e quei nomi non avrebbero mai dovuto uscire dalle mani della minoranza. Ventiquattro anni dopo proprio le Comunità Autogestite della Nazionalità, senza una specifica autorizzazione del singolo iscritto, si sono premurate di consegnare ai funzionari del Ministero dell’Interno tutta la lista degli italiani. Per gli esponenti della minoranza non ci sarebbe stato alcun pericolo di eventuali abusi da parte delle autorità competenti, ma ci sarebbero state solo pratiche più veloci e meno lavoro per le Comunità autogestite in occasione del voto. L’unico che sollevò qualche dubbio fu l’allora deputato al seggio specifico Roberto Battelli, che però rimase inascoltato.
Stefano Lusa