Il gioco oramai è a chi la spara più grossa. Le Foibe peggio della Shoah, il campo di internamento di Arbe, presentato come un luogo di villeggiatura, l’esodo frutto di una libera scelta e le esecuzioni sommarie come viste come una invenzione o al limite come la giusta punizione per i fascisti. Tra un po' ci sarà chi si metterà a raccontare che in realtà Norma Cossetto era andata a funghi ed è inciampata inavvertitamente candendo nella foiba o che gli incendi dei villaggi sloveni servivano per debellare la peronospora. Oramai dall’una e dall’altra parte del confine il clima sta tornando quello degli anni Cinquanta, ma se in Italia la questione viene circoscritta a livello locale, in Slovenia la cosa sta assumendo carattere nazionale.
Nel crescendo di nazionalismo che ha caratterizzato le ultime settimane al “confine orientale” nessuno sentiva la mancanza delle considerazioni fatte ieri a Trieste da Vittorio Feltri e Marcello Veneziani. Questi territori, a dire il vero, avrebbero potuto fare anche a meno delle dichiarazioni di Basovizza dal Ministro dell’Interno, Matteo Salvini e dal presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani. La constatazione di molti è che al termine delle cerimonie e degli incontri loro se ne vanno, mentre il clima di tensione resta.
Una situazione che non piace nemmeno a gran parte del mondo degli esuli, che rimane aggrappato alle dichiarazioni fatte al Quirinale dal presidente, Sergio Mattarella. Dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia danno ad intendere che equiparazioni tra le Foibe e Shoah non possono venir fatte. Dello stesso tono anche le considerazioni di Unione Italiana, presa di mira nei nelle scorse settimane per la proiezione di Red Land, il film dedicato alla Cossetto, ad Isola.
Ora probabilmente serviranno anni per ricostruire quel clima che si respirava da queste parti fino agli inizi di settembre. Da Trieste, del resto precisano, che gran parte degli esuli nulla avevano a che fare con il fascismo e c’è chi si chiede perché alcuni cerchino di esasperare ancora di più i toni, mentre da Fiume e Capodistria si continua a ripetere che la Comunità italiana rimasta ha condannato senza se e senza ma il fascismo.
A Basovizza l’avvocato Paolo Sardos Albertini aveva cercato di percorrere una strada che avrebbe potuto portare il discorso delle liquidazioni messe in atto dal regime di Tito su un'altra via. Albertini aveva posto l’eliminazione degli italiani in un contesto generale più ampio: quello degli eccidi dei comunisti del dopoguerra, che aveva colpito si gli italiani, ma soprattutto sloveni e croati. Non a caso la Slovenia è disseminata di fosse comuni. Poteva essere un’interessante spunto di dibattito, che però, difficilmente adesso potrà essere colto, soprattutto se le foibe vengono paragonate alla Shoah o se si dice che Arbe era un luogo di villeggiatura.
Stefano Lusa