E' la prima volta di una donna alla presidenza della repubblica, ma il colore politico dei presidenti sloveni però non cambia, visto che dall’indipendenza in qua sono sempre stati di centrosinistra. Nataša Pirc Musar sin dalla sua discesa in campo ha incassato l’appoggio di due eminenti figure della sinistra slovena: gli ex presidenti Milan Kučan e Danilo Türk. Tanto è bastato per rottamare tutti i candidati dei partiti di governo che avevano appena vinto in maniera strabiliante le elezioni. Proprio per questo la Pirc Musar ora non ha nessun debito di riconoscenza nei loro confronti, ma sono anzi loro che devono ringraziarla, visto che con la sua vittoria sono almeno riusciti a salvare la faccia.
Ancora una volta alla fine ha funzionato l’appello a fermare Janez Janša ed i suoi uomini. Per raggiungere lo scopo nelle ultime settimane sono stati versati fiumi di inchiostro; più per dipingere Logar come un burattino di Janša che per esaltare le virtù di Nataša Pirc Musar. Lei per vincere ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie ed alla fine la vittoria è stata più risicata del previsto.
Anže Logar, che in cinque mesi di campagna elettorale, ha sfoderato una retorica conciliante, tutt’altro che in linea con quella del Democratici, partito in cui milita da decenni e dove è sempre stato un fedele scudiero del leader indiscusso Janez Janša. I quasi 410.000 voti raccolti per il centrodestra sono un risultato strabiliante, che fanno di lui l’astro nascente di un’area politica dominata da Janša. Un potenziale su cui costruire il futuro della sua area politica o una meteora come tante altre figure carismatiche passate per i democratici e rapidamente rottamate dal suo leader indiscusso?
Stefano Lusa