In ballo c’è la gestione di un sacco di soldi, sullo sfondo uno scontro tra due figure di primo piano della minoranza ungherese in Slovenia. Alla fine dal cilindro è uscito Dušan Orban, il rappresentante degli ungheresi di Šalovci che, con una alleanza tra tutte le Comunità autogestite dei piccoli comuni, è riuscito a lasciare a bocca asciutta Lendava e a conquistare la presidenza della Comunità autogestita della Murania, l’equivalente della nostra CAN Costiera.
Ma andiamo con ordine. Alla vigilia delle amministrative, nella minoranza ungherese, tutto sembrava saldamente nelle mani di Ferenc Horvát. Il parlamentare, che può vantare relazioni dirette con il premier ungherese Viktor Orbán e che ha stravinto le elezioni politiche ad aprile, non nascondeva l'intenzione di continuare a reggere la briglia della CAN della Murania. Per farlo era pronto a dar battaglia sino alla Corte costituzionale, con l’intento di dimostrare che non c'è nessuna incompatibilità tra l'incarico di parlamentare e quello di presidente della massima organizzazione della minoranza in Slovenia. La questione tiene banco da tempo ed è stata al centro di mille polemiche finite sui giornali nazionali e persino nelle aule dei tribunali.
Questa volta però a mettersi sulla sua strada è stato il potente sindaco di Lendava ed ex parlamentare democratico, Janez Magyar, che con un abile manovra è riuscito ad escludere Horvát e la sua vicepresidente dalla CAN della Murania. Per farlo la CAN di Lendava, ha finito per nominare solo otto dei dieci membri di cui aveva diritto nell’organismo, escludendo però proprio Horvát e la sua vice dalla corsa alla riconferma ai vertici dell’organismo.
Composta da 21 membri la Can della Murania elegge il suo presidente con maggioranza assoluta. Lendava, dove si concentra la maggior parte degli ungheresi di Slovenia, nomina dieci consiglieri, mentre undici arrivano dalle CAN degli altri quattro comuni bilingui.
I bene informati dicono che tutti erano convinti che la presidenza sarebbe comunque rimasta a Lendava, ma non avevano fatto i conti con l’intesa tra i rappresentanti delle piccole CAN del circondario. Una storia, quella ungherese, di rivalità e personalismi, simile a quelle che si possono trovare anche dalle nostre parti. Praticamente tutti sono pronti ad assicurare che dietro non ci sono trame di partito ordite a Lubiana, ma pochi sono disposti ad escludere che alleanze partitiche locali non siano state usate per la corsa alle poltrone. Intanto ci sono parecchi finanziamenti da gestire, arrivati alla Can ungherese anche per iniziative destinate al territorio e per importanti attività economiche. Nessuno dubita che la nuova dirigenza della Comunità autogestita ungherese saprà spiegare a Lubiana e Budapest quelli che sono i problemi della minoranza sul territorio ed a confrontarsi anche a livello locale, più incertezza invece pare esserci su quanto saprà interpretare e confrontarsi con la realtà nazionale slovena e con quella del proprio stato domiciliare. Questo però non è solo un problema degli ungheresi.
Stefano Lusa