Le danze di una campagna elettorale infinita sono aperte oramai da tempo. Finiranno solo con le elezioni amministrative in programma ad autunno. In rapida successione saremo chiamati a scegliere il deputato che ci rappresenterà in parlamento, la dirigenza dell’Unione Italiana, quella di molte comunità degli italiani, la leadership delle Comunità autogestite ed i consiglieri italiani nei nostri quattro comuni.
Quest’anno lo scontro si preannuncia infuocato. Quello che è certo è che da qui alla fine di novembre i toni del confronto saranno destinati a salire. Sulla minoranza, intanto, si sono accesi i riflettori; la sempre più burrascosa vita politica che ha preso corpo al suo interno ha cominciato ad assumere una dimensione locale e addirittura nazionale.
In Slovenia, mai come questa volta, le posizioni sono definite ed i contendenti contrapposti. Sarebbe esagerato dire che ci sono in ballo i destini della minoranza, ma sicuramente i connazionali dovranno scegliere la strada che verrà percorsa in futuro.
È il segno di una rinnovata vitalità che non può che far bene ad una comunità nazionale che ha passato decenni trincerata nella sua autoreferenzialità, chiusa nel suo silenzio e caratterizzata da uno stato di costante torpore. Ora sembra essere uscita dal suo ghetto ed appare meno distaccata dal resto della società che la circonda. Proprio per questo le elezioni che ci attendono sono una cosa maledettamente più seria di quelle precedenti; anche quelle per il rinnovo dei vertici di Unione Italiana e delle locali Comunità degli Italiani. La scadenza naturale del mandato è a metà luglio, quando molti saranno in tutt’altre faccende affaccendati. In Istria in quel periodo ci si occupa più di turismo e di agricoltura che di politica.
Votare in estate sarebbe una beffa vera e propria, un segno di poco rispetto nei confronti dei candidati che scenderanno in campo ed anche degli elettori. Se l’obiettivo è quello di favorire il confronto e di aprire il dibattito, anche all’interno di Unione Italiana, non resta che anticipare o posticipare la consultazione. Lo Statuto definisce che le elezioni vanno indette 60 giorni prima della scadenza del mandato. In teoria ci sarebbe quindi parecchia mano libera per evitare l'estate. Se così non fosse, l'esperienza ci insegna, che non ci sono mai stati problemi a correre ai ripari, con una serie di emendamenti, anche in prossimità del voto. Sarebbe un bel modo per favorire la partecipazione ed evitare in tal modo che la percentuale di votanti sia anche minore di quella delle tornate precedenti.
Stefano Lusa