C’era un saldo connubio tra il controllo delle organizzazioni dei rimasti e i comunisti. Nell’immediato dopoguerra furono proprio i compagni, molti provenienti dal resto d’Italia, e qualcuno anche con pesanti condanne a suo carico, a prendere il controllo della minoranza. Era il tempo in cui agli italiani di Slovenia e Croazia veniva spiegato che in realtà non erano italiani veri e propri, ma jugoslavi di nazionalità italiana. Nelle scuole i bambini cantavano le gesta del “partito glorioso” e giuravano fedeltà eterna a Tito, padre padrone della federazione socialista. La propaganda di regime aveva trasformato il dittatore in un buon padre di famiglia, tanto che ancor oggi c’è chi è pronto a credere che nulla sapesse del bagno di sangue andato in scena nei territori controllati dalle sue truppe subito dopo la guerra o dei Gulag per i suoi oppositori.
L’attenzione paternalistica della sinistra per la Comunità italiana non ha mai cessato di esistere, in genere cresce ogni qualvolta in Italia si presenta sulla scena un governo di centrodestra, ma questa volta è aumentata subito dopo la rottura del connubio tra la minoranza italiana e il centrosinistra del FVG. Una salda alleanza, durata per anni, che a suo tempo aveva portato il Partito Democratico a venire a prendere con gli autobus i disciplinati elettori istriani. La cosa aveva pagato alle penultime elezioni regionali, quando anche grazie ai voti degli italiani di Slovenia e Croazia la Serracchiani venne eletta presidente del Friuli- Venezia Giulia. Un idillio spezzato non appena gli uomini della Serracchiani hanno tentato di prendere direttamente nelle loro mani la gestione della minoranza. L’operazione messa in atto da Trieste ovviamente è stata vista non senza un certo favore dagli oppositori locali di Maurizio Tremul, leader storico dell’Unione Italiana, che speravano così di toglierselo di torno.
Negli ultimi tempi le organizzazioni degli italiani di Slovenia e Croazia si sono messe a collaborare con personaggi che secondo i cosiddetti “italiani onesti” sarebbe stato meglio evitare. L’Unione Italiana sembra essere ben contenta di dialogare con la nuova giunta regionale del FVG, guidata dal leghista Massimiliano Fedriga, non disdegna di incontrare rappresentanti del partito di Salvini e di ogni altro schieramento politico. Ben più datata, invece, è la collaborazione a Capodistria tra l’ex sindaco Boris Popovič - che aveva spazzato via la nomenclatura rossa - e gli esponenti locali della minoranza. Mosse imperdonabili.
Il primo a pagare è stato l’ex vicesindaco di Capodistria Alberto Scheriani. A lui non è stato perdonato il fatto di essere stato uno stretto collaboratore di Popovič. Un ruolo non marginale nella lunga diatriba, che ha portato al suo siluramento, è stato giocato dalla Sinistra, dove influenti membri e simpatizzanti del partito non hanno mancato di fare fuoco e fiamme contro i propositi della minoranza di far rimanere Scheriani al suo posto e di difendere il diritto del nuovo sindaco a scegliersi chi meglio credeva. Come spesso accade in queste occasioni, Scheriani e la Can di Capodistria sono stati lasciati soli, a fronteggiare la situazione, con i suoi avversari all’interno della minoranza soddisfatti di abbandonare al suo destino uno degli uomini più potenti della comunità nazionale in Slovenia.
Sono bastate poche settimane per vedere arrancare anche Maurizio Tremul. Il navigato uomo politico aveva programmato ad Isola la proiezione di “Red Land”, il film dedicato a Norma Cossetto, ben prima che si scatenassero le polemiche legate alla commemorazione del Giorno del ricordo. Sul film sono piovuti gli strali della Sinistra e quelle dei suoi simpatizzanti, oltre a quelli di qualche altro partito ed esponete locale. Anche in questa occasione Tremul non ha trovato intorno a se praticamente nessuno qaundo ha dovuto difendersi dalle accuse di revisionismo e propaganda fascista, tanto che alla proiezione del film molti politici di primo piano della minoranza hanno evitato di farsi vedere, mentre malattie ed altri impegni inderogabili hanno tenuto lontano alcuni invitati anche dall’incontro con il numero due della regione, il leghista Pierpaolo Roberti.
Non estranea la Sinistra neanche all’ultima polemica legata alla procedura di esonero di Simona Angelini, preside della scuola elementare italiana Dante Alighieri di Isola. A Condurre le danze Evelin Kolarec Radovac, una delle candidate del partito alle scorse elezioni comunali. Proprio la Sinistra ha fatto sentire la sua voce anche in consiglio comunale, mentre la Kolarec, in queste settimane, ha puntato il dito anche contro l’immobilismo della Comunità autogestita della nazionalità comunale facendo presagire che il prossimo della lista, così, potrebbe essere Marko Gregorič, uno dei pochi ad aver voluto e difeso la contestata proiezione di “Red Land” in Slovenia.
Tante circostanze, dunque che fanno pensare ad una strategia organica del partito. Dalla sezione locale della Sinistra smentiscono categoricamente. Nulla centriamo con la scuola precisano. Nessuna trama si starebbe ordendo, non ci sarebbe nessuna strategia specifica, ma solo l’interesse, oltre che alle questioni generali, anche per quelle che riguardano in tutte le minoranze e non soltanto quella italiana.
Stefano Lusa