Saranno probabilmente ancora una volta gli orfani della Democrazia Liberale a consegnare il paese nelle mani di un nuovo leader. La stella di questa tornata pare essere Marjan Šarec, il sindaco di Kamnik salito alla ribalta alle scorse elezioni presidenziali, quando fece sudare le proverbiali sette camice al presidente uscente Borut Pahor, dato alla vigilia del voto per indiscusso vincitore. Per farcela Pahor dovette arrivare al secondo turno, dove riuscì ad imporsi con una maggioranza tutt’altro che schiacciante.
Già allora era chiaro che Šarec sarebbe stato il volto che avrebbe potuto sfidare e forse battere Janez Janša, il carismatico leader del centrodestra sloveno, che rischia sempre più di giocare il ruolo di eterno secondo. Osannato come un messia da una parte dell’elettorato, continua a essere visto come un principe delle tenebre dall’altra. Così i suoi oppositori ad ogni tornata elettorale sono alla ricerca dell’antidoto giusto per fermarlo.
A Vincere le elezioni, quindi, potrebbe essere l’ennesimo partito personale, come accadde in questa legislatura con Miro Cerar, e nella scorsa con Zoran Janković ed in parte anche con Borut Pahor nel 2008. Più che per un programma si chiede di votare per una faccia scelta in fretta e furia, senza una struttura di partito vera e propria, senza una rete di collaboratori e quindi anche senza potenziali candidati uniti da un programma coeso. Fino ad ora tutto ciò è bastato per raccogliere i voti di quelli che un tempo votavano per la Democrazia Liberale di Janez Drnovšek. Un partito che senza di lui è riuscito a dilapidare un capitale politico enorme, con i suoi successori intenti ad azzannarsi tra di loro per disperdersi poi in mille insignificanti rivoli.
Adesso ogni volta che si vota spunta dal nulla un nuovo grande partito nazionale, una nuova grande speranza di rinnovamento, che in realtà pare avere l’unico scopo, con la sinistra allo sbando, di impedire al centrodestra di vincere. Šarec sembrerebbe destinato, quindi, a prendere in mano le redini di una nuova coalizione di centrosinistra. Ovviamente il primo ostacolo da superare sarà quello di convincere i suoi potenziali alleati ad entrare in coalizione con lui. Un’impresa, questa, che non riuscì a Zoran Janković, anche se, stando ai sondaggi, Šarec, potrebbe persino permettersi di lasciare qualche alleato potenzialmente scomodo fuori dalla maggioranza.
Quello che comunque non si può escludere a priori è un emanciparsi di Šarec da quelli che vengono considerati i suoi padrini o “grandi elettori”. Una ipotetica alleanza dopo il voto con i Democratici di Janez Janša avrebbe il sapore di un vero e proprio compromesso storico e di un ribaltamento del quadro politico nazionale, con il superamento della polarizzazione tra destra e sinistra, non su contenuti economici, sociali, che già oggi sono quasi effimei, ma bensì sulle divisioni ideologiche tra comunisti ed anticomunisti che hanno dominato la politica dalla conclusione della Seconda guerra mondiale ad oggi. In ogni modo saranno gli elettori ad indicare la strada che il paese dovrà seguire, mentre sarà il tempo a dirci se sulla scena politica è apparsa una nuova stella o solo l’ennesima meteora.