La decisione non toglie nulla alle coppie eterosessuali e non assegna automaticamente bambini in adozione alle coppie dello stesso sesso. Quest’ultime hanno semplicemente ottenuto il diritto di presentare domanda, spetterà poi ai servizi sociali ed ai tribunali decidere a chi affidare il minore nel suo esclusivo interesse. Non è una sentenza all’avanguardia, il tribunale ha semplicemente fatto proprio un comune sentire presente in Europa e probabilmente anche in Slovenia. Non siamo nemmeno tra i primi a equiparare in tutto e per tutto il matrimonio. Lo hanno già fatto altri diciassette paesi dell’Europa Occidentale, come Francia, Spagna, Germania, Svizzera e Gran Bretagna. Siamo i primi, però, dell’ex blocco comunista e dell’est Europa.
Sul piano sociale le cose da fare sono ancora molte, i pregiudizi, le discriminazioni e gli episodi di violenza restano, ma almeno sul piano legislativo il lavoro è quasi fatto. Per raggiungere la piena eguaglianza rimane ora da cancellare il divieto di ricorrere alla fecondazione assistita per le coppie dello stesso sesso e per le aspiranti madri single. Questo diritto era stato negato nel 2001 con un referendum.
La decisione dei giudici è stata accolta con soddisfazione nel centrosinistra. Il ministro del lavoro, Luka Mesec, ha annunciato che le modifiche legislative imposte dalla Corte costituzionale saranno depositate in procedura tempi brevissimi. D’altra parte, insorgono coloro che considerano “innaturale” l’adozione dei bambini da parte delle coppie LGBT. Aleš Primc, promotore del referendum che nel 2012 aveva cassato questo diritto ha definito la decisione della corte scandalosa e ha già annunciato di essere intenzionato a dare battaglia.
In ogni modo da ieri la società slovena è più allineata ai valori occidentali e i cittadini della Slovenia sono più liberi di vivere secondo il motto di una vecchia campagna contro le discriminazioni del Consiglio d’Europa che recitava: “tutti diversi – tutti uguali”.
Stefano Lusa