L’idea è eccellente. Uniformare le norme sul bilinguismo tra Capodistria, Isola, Pirano ed Ancarano è una cosa che si doveva fare da tempo. Il Decreto, a cui alla Comunità Autogestita Costriera stanno lavorando oramai da mesi, offre tutta una serie di soluzioni di chiara interpretazione. In pratica, quando sarà approvato, non ci saranno molti dubbi su quello che bisognerà fare e su come si dovrà farlo. La questione sta sollevando un certo interesse e già in questi primi giorni di dibattito pubblico non sono mancate reazioni contrastanti. Sta di fatto che i tempi che la minoranza si è data sono strettissimi, visto che già la prossima settimana il Decreto dovrebbe essere all’ordine del giorno della Comunità autogestita costiera.
A dire il vero, della faccenda, in vari fori minoritari, si discute almeno da dicembre in qua. Il documento è oramai passato in più occasioni per le mani dei consiglieri delle CAN e bisogna evitare che il tutto si trasformi nell’ennesima disputa medievale sul sesso degli angeli. L’ambizione è quella di arrivare a presentarlo prima dell’estate ai sindaci e poi di portarlo nell’autunno prossimo nei consigli comunali.
Probabilmente non ci saranno troppi problemi per ottenere luce verde. I sindaci si adopereranno per dimostrare la loro attenzione e la vicinanza nei confronti della minoranza, facendo approvare un decreto che poi si premureranno di non applicare veramente. A quel punto gli ideatori del documento, i sindaci ed anche le varie forze presenti nei consigli comunali potranno appuntarsi sul petto l’ennesima effimera medaglia in fatto di tutela della minoranza. Un utile strumento da esibire ad ogni visita di una qualche delegazione del Consiglio d’Europa.
Per risolvere i problemi più che di nuovi decreti ci sarebbe bisogno di rispettare le regole che ci sono già. Servirebbero denunce, mozioni in consiglio comunale ed interpellanze ai sindaci. Per quieto vivere non si sono fatte fin ora ed è difficile credere che l’atteggiamento degli esponenti minoritari sia destinato a cambiare nel prossimo futuro. A questo punto però bisognerebbe almeno avere il coraggio di ammettere che nemmeno un buon decreto ci salverà.
Stefano Lusa