Ore nove. Valico di Rabuiese. Per uscire dalla Slovenia nessun controllo. In Italia non c’è nemmeno la macchina della Guardia di Finanza che staziona quasi sempre alla frontiera. Dopo quasi tre mesi senza passare dall’altra parte vengono i brividi ed il senso è quello di una liberazione. Altre auto con targa slovena sfrecciano verso l’Italia. I primi escono verso Muggia, altri proseguono verso la città, altri ancora svoltano verso Monfalcone.
Trieste è più vuota del solito. L’obbligo di portare le mascherine sta per essere abrogato, ma in città quasi tutti le usano. I più indisciplinati lasciano libero il naso, pochi la tengono sotto il mento, rarissimi quelli che proprio non ce l’hanno. I parcheggi sulle rive sono semivuoti. Nelle zone a pagamento si vedono anche delle targhe slovene con gli stemmi comunali di Sesana, Capodistria ed Isola. Ce n’è una anche di Lubiana.
Sulle rive, da Eataly, prima di farti entrare ti misurano la temperatura. Nel negozio mascherina e guanti obbligatori, che si possono togliere se si entra nella zona transennata del bar. Il Caffè degli Specchi in Piazza Unità è semideserto. Pochi gli avventori ai tavolini. I camerieri hanno mascherine brandizzate, mentre i clienti ne sfoggiano di fantasiose, anche con l’alabarda o richiami alla bandiera italiana. In piazza una troupe di TV Slovenia è a caccia di dichiarazioni. Solo la solita tazzina di caffè riporta una parvenza di normalità.
Montedoro oggi è semivuoto come ogni mercoledì mattina. Nel parcheggio ci sono alcune vetture slovene. Una coppietta di Capodistria si consulta sugli acquisti da fare. L’obiettivo è riempire il guardaroba con capi per l’estate, costumi da bagno compresi. Il panettiere della COOP ci racconta che quelli appena trascorsi sono stati tempi duri, senza acquirenti sloveni e croati ed anche senza tutto il flusso di turisti che tradizionalmente, prima di proseguire il loro viaggio verso le coste dell’adriatico orientale, facevano incetta di prodotti al supermercato. Ora il personale è al minimo e si spera che tutto presto possa ripartire.
Tornando in Slovenia la fila di macchine non supera i 250 metri. Alla frontiera due poliziotti, piazzati sotto la tensiostruttura, fanno rallentare le vetture. Quelle con targa italiana vengono fermate. Gli occupanti devono giustificare i motivi del viaggio. A chi ha la targa slovena, invece, viene semplicemente fatto cenno di proseguire.
Stefano Lusa