Secondo le più ottimistiche previsioni l’incontro tra il ministro degli Esteri sloveno Anže Logar e quello italiano Luigi Di Maio avrebbe dovuto portare ad una immediata riapertura delle frontiere. Oggi la Slovenia lo ha fatto con altri quattordici paesi, in tutto sono dicassette, ma l'Italia non è nella lista. Lubiana ha anche riaperto tutti i valichi con Austria ed Ungheria, dove non si passa più solo in alcuni punti controllati, ma si circola liberamente anche attraverso i più sperduti sentieri di campagna. In pratica tutto è tornato come prima della pandemia quando le frontiere nell'area Schengen non esistevano più.
Per quanto riguarda l’Italia Logar ha detto di guardare con ottimismo al 15 giugno, ma di fatto non ha promesso nulla. Dipenderà dalla situazione epidemiologica e se i dati non saranno confortanti, per gli italiani il confine potrebbe rimanere chiuso. Il ministro dell'Interno, Aleš Hojs, del resto, ieri ha precisato che l'intesa sull'allentamento delle misure al confine tra i due paesi non si è potuta raggiungere proprio a causa della situazione in alcune regioni italiane.
Per aprire la frontiera ci sarà comunque bisogno della luce verde dell’Istituto nazionale di sanità pubblica che stila la lista dei paesi da cui si può entrare senza limiti. Lubiana nei giorni scorsi aveva fatto capire in maniera alquanto eloquente che avrebbe potuto riaprire le frontiere per i residenti in Friuli- Venezia Giulia e Veneto, ma Di Maio ha dato ad intendere che l’Italia è una unica entità e come tale va trattata. Non rimane, quindi, che sperare che le cose si mettano bene in Lombardia .
Alla fine, i più soddisfatti possono essere i rappresentanti degli sloveni d’Italia. Ulteriori rassicurazioni sono arrivate sulla firma del protocollo di restituzione del Narodni dom. A Trieste la cerimonia, alla presenza dei capi di stato dei due paesi, è in programma a metà luglio. A causa del COVID 19 non ci sarà l'attesa grande festa, ma la valenza della commemorazione del centenario dell’incendio dell’edificio simbolo della presenza della slovena e croata in città non per questo sarà meno importante.
Di Maio ha assicurato l’impegno del suo ministero per garantire in futuro la rappresentanza degli sloveni in parlamento, messa in forse dalla riforma elettorale sulla riduzione del numero di deputati e senatori. Un intento questo che rischia di essere, comunque, più facile da promettere che da realizzare.
Ancora una volta alla vigilia dell’incontro, i rappresentanti della comunità slovena sono stati ricevuti dalle più alte cariche dello stato. Non è andata così per quelli della minoranza italiana. L’unico a vedere il capo della Farnesina è stato il deputato della Comunità nazionale italiana, Felice Žiža, che, con cocciutaggine, è riuscito a ritagliarsi un piccolo spazio all'arrivo del ministro in aeroporto. Gli altri sono rimasti fuori dalla porta; anche l’Unione Italiana che era stata l’interlocutore privilegiato di Roma nella minoranza. Negli ultimi tempi le cose non sembrano andare benissimo, proprio per questo appare difficile credere a chi diplomaticamente dice che non c’è stato proprio il tempo di incontrare una delegazione della Comunità nazionale italiana al completo. Quello che è arrivato sembra proprio essere un segnale forte e chiaro.
Stefano Lusa