A questo punto è guerra senza quartiere e quello tra destra e sinistra sta diventando un pericoloso muro contro muro. La prima a farne le spese potrebbe essere l’Agenzia di stampa nazionale. La STA rischia di non riuscire ad erogare gli stipendi di questo mese ai suoi dipendenti. La questione ha travalicato i confini nazionali e della faccenda si occupano anche in Europa. L’associazione di categoria ed i sindacati hanno tentato di correre ai ripari con una raccolta fondi. L’intento dichiarato è quello di mantenere l’indipendenza di un ente che fornisce gran parte delle informazioni che vengono diffuse e rielaborate dagli altri media in Slovenia. Si tratterebbe di evitare l’“orbanizzazione” della scena politica nazionale, ma dal governo si ribatte che i fondi ci sono e che verranno versati non appena il direttore fornirà tutti i dati che gli vengono chiesti da tempo.
Intanto in parlamento lo scontro si sta facendo sempre più duro. Per la terza volta consecutiva il Collegio di presidenza non è riuscito a trovare una chiave per redistribuire gli incarichi all’interno delle commissioni e dei comitati parlamentari, per far posto ai fuoriusciti del Partito del Centro moderno e del Partito dei pensionati. Se ne riparlerà, probabilmente, martedì prossimo.
In settimana sarà chiaro anche quando la Camera tornerà a votare per la destituzione del presidente del parlamento, Igor Žorčič. 47 deputati, tra cui anche i due delle minoranze nazionali, gli hanno chiesto di dimettersi. La cosa non ha mancato di scatenare le ire del centrosinistra all’indirizzo di Horvàt e Žiža. Quest'ultimo ha fatto capire che l'appello e la sua firma non erano destinati essere resi pubblici ed ha anche aggiunto che i voti delle minoranze per la defenestrazione di Žorčič non sono garantiti. Questa volta comunque nessun accenno al fatto di non voler essere l’ago della bilancia. Gli equilibri, del resto sono sempre più precari, il clima sembra essere quello del "chi non è con noi è contro di noi" e gli strali, più che sugli alleati, piovono sugli indecisi. In quella che sembra una guerra civile restare neutrali sta diventando quasi impossibile, mentre schierandosi ci sarà un prezzo da pagare, non solo per il deputato, ma per tutta la minoranza. Per capirlo basta dare un occhiata ai social.
Stefano Lusa