Non una via, non una targa sulla casa di Semedella, scenario di tanti suoi romanzi e racconti. A Capodistria non c'è un 'segno' che ricordi Pier Antonio Quarantotti Gambini, uno dei più importanti scrittori istriani del secolo scorso. Per trovarlo, bisogna andare a San Canziano, dove l'autore della "Rosa rossa", e dell'"Onda dell'incrociatore" - nato a Pisino nel 1910 e morto a Venezia nel 1965 - riposa all'ombra dei cipressi nella tomba di famiglia. Una sepoltura austera, che versa oggi in evidente stato di abbandono. Da qualche tempo, di fianco, è comparsa una targhetta verde, a segnalare che il canone non è stato rinnovato, e con l'invito agli interessati a presentarsi in direzione. Ci andiamo noi, all'ufficio servizi cimiteriali, che ha sede poco più in basso, nella cappella del cimitero, e chiediamo qualche informazione. Il canone, per la tomba Gambini, non viene più pagato dal 2009. Negli anni sono stati inviati ripetuti solleciti a un indirizzo di Mestre, ma senza esito. Una cortese addetta, che si dimostra sensibile al problema della tutela delle tombe italiane, ci fa presente come, diversamente da quanto accade per i cimiteri delle vicine Isola e Pirano, a Capodistria manchino norme specifiche in materia. E come, a suo parere, "deve essere la comunità italiana ad attivarsi per prima, se si vogliono tutelare le tombe e preservare la memoria storica della città". Quanto alla municipalizzata, "ha fatto spesso finta di non vedere, evitando di rimuovere lapidi e sepolture delle quali non c'è più chi possa occuparsi".
L'argomento merita di essere approfondito, ma intanto proviamo a scoprire se dello stato in cui si trova la tomba Gambini sanno qualcosa all'Irci di Trieste. L'Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata non solo si dedica da anni a un'importante attività di tutela delle tombe della comunità italiana fra Istria e Dalmazia, ma è anche depositario dell'archivio personale dello scrittore. Ed ecco la buona notizia, che ci viene data dal direttore Piero Delbello: l'Irci "ha deliberato di assumersi l'onere del mantenimento della tomba di famiglia dello scrittore Pier Antonio, che non può andare perduta". E contatti in questo senso sono già stati stabiliti con la municipalizzata capodistriana Marjetica.
Ma il problema, si diceva, è di ordine più generale. "Abbiamo avuto una serie di incontri con i diretti responsabili e stilato una tabella di marcia per arrivare ad un provvedimento di tutela delle tombe italiane", spiega il vicesindaco Alberto Scheriani, "ma l'operazione è complessa, perché, insieme a quello monumentale di San Canziano nel territorio del Comune i cimiteri di particolare importanza storica per la comunità italiana sono non meno di una decina". E tuttavia, fa notare il vicesindaco, delle garanzie esistono già: "il decreto sulla gestione dei cimiteri prevede che nessun intervento possa essere effettuato senza il consenso delle Belle Arti".