Più di trecento pagine per raccontare "Il Seminario di lingua e cultura italiana", l'entusiasmo con cui venne accolto alla sua nascita negli anni Sessanta - sorse, tra non poche difficoltà, in applicazione delle disposizioni del Memorandum di Londra - da insegnanti e studenti connazionali "assetati di cultura", come si può leggere in una bella testimonianza (di Graziella Ponis Sodnikar) raccolta nel libro. Quella cultura a cui, nel clima di isolamento in cui vennero a trovarsi gli italiani "rimasti" dell'ex zona B, il seminario, sostenuto dal Ministero degli Esteri italiano, tornava ad offrire l'opportunità di un contatto vivo, attraverso le sue espressioni più aggiornate e i suoi protagonisti più autorevoli. Si scorrono con emozione i grandi nomi di scrittori, poeti e intellettuali che negli anni hanno dato lustro all'iniziativa in veste di ospiti d'onore, Riccardo Bacchelli per primo, e poi tante altre celebrità, da Biagio Marin a Vittorio Sereni, da Carlo Cassola a Mario Rigoni Stern, e poi Claudio Magris, Dacia Maraini, il filosofo Massimo Cacciari.
Dopo i fasti - in varie edizioni si toccarono punte di trecento, trecentocinquanta partecipanti - il ridimensionamento, la perdita di attrattiva e del ruolo di vetrina della cultura italiana, la disaffezione di molti, in parte anche per l'affacciarsi e poi il radicarsi di altri seminari destinati alla formazione in servizio dei docenti.
Il volume edito dal Centro Carlo Combi - di cui a questo punto converrà i citare i curatori: Claudio Battelli, Kristjan Knez e Roberta Vincoletto, e le autrici Daniela Paliaga Janković e Lilia Macchi - si ferma al 2016, anno in cui il seminario (che nel tempo ha cambiato sede varie volte, spostandosi per un lungo periodo a Portorose) si è svolto per la prima volta in Italia. Nel 2017, l'esperienza è stata ripetuta, sempre in Umbria. Quest'anno, a causa di vicissitudini legate ai finanziamenti, la manifestazione non si è tenuta.
Un pubblico numeroso e particolarmente interessato ha assistito alla presentazione del libro, occasione per ribadire il ruolo centrale della scuola come punto nevralgico di una società e fulcro dell'esistenza della nostra comunità minoritaria. In sala autorità scolastiche, rappresentanti della minoranza e il console generale d'Italia Giuseppe D'Agosto.