Giù il sipario per Cannes numero 75, un festival che ritrova l'abbraccio del pubblico dopo il periodo difficile della pandemia, tra cinema d'autore, glamour e parata di star. Nel palmarès ricco di riconoscimenti, con due ex aequo e un premio speciale, c'è anche l'Italia grazie al film "Le otto montagne" dal romanzo Premio Strega Paolo Cognetti, che ottiene il Premio della giuria.
Il massimo riconoscimento, la Palma d'oro, è stata vinta dal regista svedese Ruben Östlund, già vincitore con "The square" nel 2017. Il suo "Triangle of sadness" è una satira travolgente dove ruoli sociali e barriere di classe vanno in frantumi.
Il Gran Prix è condiviso da "Close", splendida storia di fratelli spirituali raccontata dal belga Lukas Dhont, e "Star at noon" della regista francese Claire Denis, che ha portato in concorso le avventure di una giovane giornalista americana in difficoltà.
Premio della giuria, come detto, per "Le otto montagne", il film italiano dei registi belgi Charlotte Vandermeersch e Felix Van Groeningen con Luca Marinelli e Alessandro Borghi, girato in Valle d'Aosta, ex aequo con il film del regista polacco Jerzy Skolimowski "Eo".
Miglior attore è il coreano Kang-ho Song, protagonista del film "Broker" del maestro giapponese Koreeda Hirokazu che, quattro anni dopo la Palma d'oro per "Un affare di famiglia", racconta storie di personaggi accomunati tra loro dalle "baby boxes": luoghi dove i genitori coreani possono abbandonare i neonati che non possono o non vogliono tenere con sé.
Miglior attrice è l'iraniana Zahra Amir Ebrahimi, protagonista di "Holy Spider" di Ali Abbasi, un film dai toni polizieschi che affronta il tema dell'identità di genere nel mondo islamico.
La miglior regia è andata al coreano Park Chan Wook per "Decision to leave", un film che innesta sulla storia poliziesca un amore drammatico: un romantico neo-noir.
Un premio speciale, in occasione della settantacinquesima edizione, è stato assegnato ai fratelli Dardenne, i registi belgi del cinema sociale già due volte vincitori della Palma d'oro, tornati in concorso sulla Croisette per parlare di immigrazione con una storia che colpisce al cuore, "Tori e Lokita". Nel ricevere il premio ieri sera sul palco del Grand Théâtre Lumière hanno dedicato il riconoscimento a un panettiere di Besançon che nel periodo della lavorazione del film ha fatto lo sciopero della fame contro l'espulsione del suo aiutante, un ragazzo del Ghana.