Gastronomo per diletto, e non un cuoco di professione: questo fu Pellegrino Artusi, nato a Folimpopoli, in Romagna, nel 1820 e scomparso a Firenze, sua città di adozione, nel 1911. Che la sua celebre opera, "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene", la "cominciò quasi per ischerzo. Poi vide che gli veniva bene e vi si appassionò", come ricorderà anni dopo la sua governante toscana Marietta Sabatini. Governante ma anche cuoca e persona di compagnia durante le vacanze estive dell'ormai anziano e celibe gentiluomo, ex commerciante ritiratosi dagli affari per dedicarsi agli studi e più tardi al suo famoso ricettario. Dietro le quinte del testo principe della cucina italiana c'è lei, che aiutò e sostenne Artusi nella sua impresa gastronomico-editoriale. Insieme al cuoco 'ufficiale' e factotum di casa, il romagnolo Francesco Ruffilli.
Due linguiste, Monica Alba e Giovanna Frosini, hanno ora pubblicato in volume ("Domestici scrittori", apice libri) la corrispondenza degli affezionati domestici con il loro padrone. Una testimonianza viva, ancorché affidata a un italiano scritto un po' imperfetto, tipico dei 'semicolti', quali erano Marietta e Francesco. Due voci che ci dischiudono le porte dell'elegante appartamento di piazza D'Azeglio a Firenze in cui sul finire dell'Ottocento prese forma e via via si ampliò anche sulla base dei suggerimenti delle lettrici e dei lettori che a Artusi scrivevano da tutta Italia quel manuale fortunatissimo che ha accompagnato da allora la vita domestica di milioni di famiglie italiane.
Ornella Rossetto