L'italiano dal locale al globale: quello che si insegna nelle scuole del territorio nazionalmente misto e i modi per migliorarlo (nelle scuole con lingua d'insegnamento slovena ma, per un altro verso, anche in quelle italiane) fino all'esperienza di sezioni bilingui italo-albanesi a Scutari o l'apprendimento precoce dell'italiano come seconda lingua straniera in Serbia. Presenze linguistiche e presenze culturali, tra Trieste, l'Istria, la Dalmazia e il Montenegro. Tra Fulvio Tomizza e Bruno Maier, illustre critico e studioso, che nato a Capodistria, ha dedicato una parte significativa della sua attività all'Istria e nel cui nome il convegno organizzato a Capodistria dal Dipartimento di Italianistica dell'Università oggi si è aperto con un intervento di Elis Deghenghi Olujić, dell'ateneo di Pola. Maier, per lunghi anni professore all'Università di Trieste, è stato fra i primi critici ad aver rivolto attenzione alla produzione letteraria degli italiani "rimasti", riconoscendo in questa produzione un segmento della letteratura italiana. "Un passo straordinario", ne dice la la docente connazionale, "perché quella istro-quarnerina è se si vuole una letteratura periferica ma non una letteratura marginale".
Nel denso programma del convegno, particolare rilievo assume la prospettiva interculturale. Dimensione importantissima nella scuola, a maggior ragione in un'area plurale come la nostra, spiega Jadranka Cergol, del Comitato scientifico. "Da vari contributi è emerso come la cultura - e analogamente la lingua - si arricchisca grazie alle periferie. Sono le periferie ad accogliere le novità da altre culture. E questo bisogna spiegarlo agli studenti, che sono i punti di contatto, di incrocio, quelli che ci arricchiscono".
La due giorni di studi è realizzata con il contributo del Consolato generale d'Italia a Capodistria e l'Istituto italiano di cultura di Lubiana nell'ambito delle manifestazioni per la XIX Settimana della lingua italiana nel mondo promossa dal ministero degli Esteri (21-27 ottobre).
Ornella Rossetto