"La presenza della mafia in regione è ormai fissa e stabile". A dirlo è l'Osservatorio antimafia del Friuli Venezia Giulia, che ha consegnato la relazione annuale al Consiglio regionale.
Il rapporto si basa sui dati dell’attività della Direzione investigativa antimafia, da cui emerge “la presenza, e in alcuni casi l'operatività, di soggetti riconducibili a consorterie mafiose” sul territorio regionale.
Il rapporto parla sia della criminalità siciliana, che “ha costituito società edili e immobiliari, oppure attive nella cantieristica navale”, sia dell’ndrangheta calabrese che ha cercato di infiltrarsi “in attività commerciali, nel trasporto in conto terzi e nel settore delle frodi finanziarie”.
In attività in Friuli Venezia Giulia anche la criminalità campana, che si occupa di “traffico di stupefacenti e di armi, truffe e frodi fiscali, usura ed estorsioni”. Di recente sono stati osservati anche soggetti "riconducibili alla Sacra Corona Unita, la criminalità organizzata pugliese, dediti all'approvvigionamento di sostanze stupefacenti”.
Fra le ragioni individuate per spiegare la presenza dei gruppi criminali sul territorio regionale, l’Osservatorio indica la posizione geografica, crocevia della cosiddetta rotta balcanica, ma anche la stessa pandemia, che ha indebolito il tessuto economico rendendolo più permeabile alle infiltrazioni mafiose.
"Il crollo dell'economia emersa e lecita - si legge nella relazione - apre varchi sempre più ampi e numerosi proprio a favore di coloro che detengono enormi risorse liquide”. “In molteplici situazioni la criminalità organizzata è intervenuta in maniera chirurgica per fornire assistenza economica a cittadini e imprese in difficoltà”, riciclando così il denaro frutto delle attività criminali. Fra le attività a rischio soprattutto gli appalti pubblici sanitari, il segmento dei rifiuti ospedalieri e quello dei rifiuti speciali.
Il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, ha sottolineato i rischi di aumento dell’usura, ricordando che è “necessario alzare il livello di attenzione su questo fenomeno in tutto il territorio regionale”. Zanin ha anche ricordato la necessità di “attivare le istituzioni pubbliche in modo da trovare al più presto enti e associazioni in grado di acquisire i beni confiscati alla criminalità, 44 fra abitazioni, terreni agricoli, garage e magazzini, e destinarli a finalità di pubblico interesse”.
Alessandro Martegani