Si susseguono le reazioni dal mondo alla notizia della messa al bando dell'Unrwa in Israele. Preoccupazione è stata espressa in merito alle possibili conseguenze della decisione per la stabilità dell'intera regione. La commissaria tedesca per i diritti umani Luise Amtsberg ha dichiarato che la mossa di Israele rappresenta una grave minaccia per la continuità della distribuzione degli aiuti e un impedimento per i diritti fondamentali della popolazione. Il Regno Unito, attraverso il primo ministro Keir Starmer, ha fatto eco alle preoccupazioni tedesche, affermando che la legge minaccia l'intero sistema umanitario in Palestina, privando i bambini palestinesi di opportunità educative e assistenza sanitaria di base. Anche gli Stati Uniti hanno manifestato timori per l’escalation del conflitto e per l’impatto sulle comunità di Gaza, esprimendo disappunto per una decisione che potrebbe mettere in crisi la cooperazione tra Israele e gli organismi internazionali di aiuto. La decisione israeliana ha suscitato preoccupazioni considerevoli pure in Slovenia, con il Ministero degli Esteri che ha definito la legge un pericoloso precedente di interferenza nei meccanismi umanitari. Lubiana - che considera l'azione israeliana una violazione delle convenzioni internazionali - si è schierata per un impegno europeo più incisivo con l'obiettivo di mantenere la funzionalità delle operazioni dell'UNRWA, non solo a Gaza, ma nell'intero Medio Oriente. E non si è fatta attendere la reazione dei diretti interessati. Philippe Lazzarini, commissario dell'UNRWA, ha avvertito che la mossa di Israele potrebbe creare un pericoloso precedente, erodendo i meccanismi multilaterali per l’assistenza umanitaria, con gravi conseguenze per le generazioni future in Palestina. Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha definito la prospettiva di messa al bando dell'UNRWA come "devastante" per i rifugiati palestinesi, evidenziando potenziali ripercussioni sulla stabilità regionale e sulla possibilità di una risoluzione pacifica del conflitto. Israele, d'altra parte, continua a giustificare il provvedimento con il timore di infiltrazioni da parte del movimento islamista Hamas.
M.N.