Un nuovo rapporto di investigatori ONU ha accusato Israele di una serie di violazioni in ambito sessuale e contro la salute riproduttiva della popolazione palestinese. Le violenze sessuali perpetrate dai soldati israeliani, così il rapporto, possono essere equiparate a crimini di guerra e contro l'umanità. Gli inquirenti avrebbero identificato due fattispecie che ricadono sotto le categorie che definiscono il genocidio.

Ženeva Foto: Reuters
Ženeva Foto: Reuters

Sarebbero stati documentati stupri e torture e secondo il rapporto, pubblicato a Ginevra, in Svizzera, dalla Commissione di inchiesta internazionale sulla situazione nei Territori e in Israele, dal 7 ottobre scorso lo Stato ebraico avrebbe fatto ricorso sistematicamente a violenze sessiste o sessuali, utilizzate come arma di guerra. La missione israeliana presso la sede elvetica delle Nazioni Unite ha respinto le accuse, definite un vergognoso tentativo di incriminare l'Esercito, e ha accusato la Commissione di usare due pesi e due misure nel giudicare le parti in conflitto. Tra le altre cose allo Stato ebraico si rimproverano anche altri crimini, come uccisioni e privazioni di cure in ambito riproduttivo, misure per impedire le nascite come attacchi a infrastrutture sanitarie, facendo particolare riferimento alla distruzione della clinica di Basma, centro per la fecondazione in vitro dove si conservano milioni di embrioni, ma anche alla morte di donne per complicazioni legate alla gravidanza che non hanno potuto essere curate. Nel documento si parla inoltre di sottomissione intenzionale di un gruppo etnico a condizioni di esistenza che portano alla sua distruzione fisica attraverso il blocco degli aiuti umanitari. Queste due ultime accuse rientrano nella definizione di atti di genocidio secondo lo statuto della Corte Penale Internazionale. La Presidente della Commissione Pillay ha denunciato inoltre l'impunità che Israele accorda di fatto ai suoi militari.

Franco de Stefani