Secondo quanto riportato dalla CNN, la decisione dell'amministrazione statunitense, emersa a seguito di una serie di consultazioni con gli alti funzionari della sicurezza nazionale, potrebbe avere un impatto negativo significativo sulla capacità di difesa dell'Ucraina, privandola di risorse essenziali. Il congelamento degli aiuti rimarrà valido fino a quando Washington non avrà la certezza che il governo ucraino sia pronto ad avviare negoziati di pace. Durante l'acceso dibattito avvenuto venerdì, Trump ha comunicato al Presidente Zelensky la sua crescente impazienza, avvertendolo che, in caso di mancata accettazione delle condizioni stabilite, l'Ucraina sarebbe stata lasciata sola a combattere. La sospensione include tutte le forniture militari e le armi già approvate dal Congresso e dall'amministrazione Biden, ma non ancora consegnate. Bloccati anche gli armamenti in transito, ovvero le attrezzature già caricate su aerei e navi o in attesa di essere spedite dai depositi di stoccaggio in Polonia. Tale misura viene interpretata come una "manovra di pressione" esercitata nei confronti della leadership ucraina, volta a sollecitare un cambio di atteggiamento e a promuovere l'apertura di un dialogo costruttivo. Nonostante le tensioni esistenti, alcuni membri della squadra Trump esprimono cauto ottimismo: il vicepresidente J.D Vance ha dichiarato in un'intervista a Fox News che l'amministrazione è disposta a riprendere le trattative con Zelensky, a patto che quest'ultimo dimostri un impegno autentico e tangibile nell'affrontare la questione. Il numero due della Casa Bianca si è dichiarato fiducioso che questo accadrà. La decisione presa da Washington ha ricevuto l'approvazione di Mosca che la considera un "contributo positivo alla causa", nonché il sostegno di Budapest: un portavoce del governo di Viktor Orban ha dichiarato che l'Ungheria condivide la stessa posizione: anziché proseguire con il conflitto, è necessario un immediato cessate il fuoco e l'avvio di colloqui il prima possibile.

Alessia Mitar