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La decisione colpisce in particolare il Canada, principale esportatore di acciaio verso gli Stati Uniti, ma anche Messico, Brasile e Corea del Sud. Unica eccezione è l'Australia, che ha ottenuto un'esenzione dopo un colloquio tra Trump e il premier Anthony Albanese. "Siamo stati presi a pugni sia dagli amici che dai nemici. È tempo che le nostre grandi industrie tornino in America", ha dichiarato Trump, annunciando anche possibili ulteriori tariffe su automobili, prodotti farmaceutici e chip per computer. Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. In Europa, Parigi e Berlino hanno espresso forte preoccupazione. Il presidente francese Emmanuel Macron ha avvertito che i dazi rischiano di danneggiare anche gli Stati Uniti, facendo aumentare l'inflazione, mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che l'Unione Europea è pronta a rispondere rapidamente alle misure americane. Anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha manifestato il proprio rammarico, sottolineando che l'Ue adotterà contromisure "ferme e proporzionate". A livello globale, la Cina ha ribadito la propria opposizione alla guerra commerciale, definendo il protezionismo "una strategia senza vincitori". Pechino ha già introdotto dazi del 15% su 14 miliardi di dollari di prodotti americani, lasciando però spazio a eventuali negoziati. L'imposizione dei dazi da parte degli Stati Uniti rischia di provocare una nuova fase di tensioni commerciali, con possibili ripercussioni sull'economia globale. Mentre gli alleati valutano come rispondere, il mondo osserva con attenzione le prossime mosse della Casa Bianca.
M.N.