Se non fosse per le mascherine indossate dalla maggior parte di commessi, camerieri e altri addetti ai servizi di ristorazione, il covonavirus e il lockdown sembrano lontani ricordi. Questa l'impressione che si ha passeggiando nel centro di Lubiana: i tavolini costantemente popolati e gli autobus che tornano in strada contribuiscono a disegnare nuovamente uno scenario di vita urbana ordinaria.
E' strano riscontrare la quasi esclusiva presenza della lingua slovena nel centro città, conseguenza dell'assenza di turisti, viaggiatori e di tanti altri eventi e attività di portata internazionale, come fiere, festival, mostre e conferenze. Assenza che tocca gli interessi di tante attività economiche: alcuni locali non hanno riaperto, altri osservano orari ridotti. Probabilmente si tratta del primo segnale di una crisi che colpisce soprattutto quelle persone che in centro non si vedono, perché non possono permettersi una colazione o un pasto fuori: per esempio chi non fattura, chi ha perso il lavoro o chi si preoccupa per le prospettive future. Dietro una calma apparente, probabilmente serpeggia un certo malcontento, espresso anche nella crescente partecipazione alle "biciclettate di protesta" delle scorse settimane.
In ogni caso, considerando che le prime aperture risalgono a lunedì scorso e che Lubiana è il principale centro urbano del paese, tra una settimana circa ci renderemo conto dell'impatto di questo ritorno alla normalità sulla diffusione del coronavirus.
Antonio Saccone